RISTORAZIONE: in Italia arrivano nuovi piatti di tendenza

Nonostante il trendy positivo del consumo Made in Italy nel mondo e in Italia, nel bel Paese si stanno affacciando sul mercato sempre più nuove tendenze in campo gastronomico provenienti soprattutto da oltre oceano. 

Un esempio è il Poh-Kay che sembra sia diventato il nuovo modo di mangiare pesce crudo specialmente ad ora di pranzo. Nelle grandi capitali come Milano e Roma il Poh-Kay sta sostituendo il sushi e il sashimi provenienti dalla cucina giapponese con qualche novità in più. Il capoluogo lombardo ha visto aprire, meno di un anno fa, il primo Poke. Così, I Love Poke diventa in pochissimo tempo una nuova moda di cibarsi. Ma di cosa stiamo parlando? Poh-kay significa letteralmente “tagliato a pezzi” ed è una tendenza innovativa di consumare pesce crudo. E’ un piatto di origine Hawaiana che sta spopolando nelle grandi Metropoli Italiane facendo registrare nuovi centri di apertura. E se nelle isole dell’arcipelago dell’Oceano pacifico il poh-kay rappresenta il piatto povero dei pescatori della zona raccolto in ciotole, nel nostro paese sia arriva a spendere anche 15,00 euro per una porzione. Non sarà difficile, dunque, per chi si reca a Roma o a Milano trovare un locale dove, della cucina povera Hawaiana, potrà gustare cubetti di tonno, ceviche (che un piatto tradizionale del Perù) rigorosamente crudi mixati con salsa, limone e riso. Un modo di cibarsi di pesce crudo che si contrappone alla cucina giapponese anche nella modalità di consumo, infatti, il Poh-kay viene consumato in ciotole (bowl) che il consumatore stesso può scegliere di comporre a proprio piacimento. Una bowl di poke, quindi, da guastare completamente in modo personalizzato e croccante pronta per soddisfare il senso di appetito. Un poke è composto da riso bianco o integrale, insalata, pesce crudo (ma anche da pollo o carne) e salse che colorano e cambiano gusto alla nostra ciotola. Ed è proprio la ciotola o scodella o vaschetta che contraddistingue il modo di mangiare il poke. In una società frenetica dove la giornata è piena di impegni personali e lavorativi, i ritmi pressanti condizionano soprattutto il modo di pranzare. E’ sempre più frequente la necessità di consumare un pasto veloce anche in piedi senza troppi impegni per poter ritornare presto sul luogo di lavoro. Ma continuando in questo senso, non rischiamo di annullare completamente il significato del cibo? Convivialità, condivisione, ma anche riscoperta di tradizioni culinarie legate al territorio (in questo caso il nostro settore ittico) saranno solo un ricordo, oppure un bene da tutelare?

 

 

 

 


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