mensa

Quando la mensa scolastica aiuta i poveri

Pasta al ragù, cotoletta di pollo, insalata verde, pane, frutta e acqua. Sono pietanze di un normale menù che si consuma quotidianamente in mensa, quella scolastica per la precisione. Eh sì, perché a scuola tra le tantissime attività che si svolgono c’è anche quella legata al consumo del pasto, momento fondamentale per impostare una sana alimentazione e avviare programmi efficienti di educazione alimentare. Purtroppo la mensa scolastica è anche luogo di tantissimi sprechi alimentari, infatti molti pasti non vengono consumati per svariati motivi uno tra tutti quello del rifiuto da parte dei ragazzi verso talune tipologie di alimenti quali ortaggi, frutta, verdura e pesce. Questo genera un quantitativo enorme di cibi che poi vanno a finire nella pattumiera anche perché i Regolamenti europei in materia di sicurezza alimentare impongono la distruzione dei pasti non serviti. Non è possibile, dunque, conservare per poi risomministrare le pietanze per il giorno successivo e la cosa è più che giusta, ma per fortuna per ovviare a questo vero “schiaffo” alla miseria intervengono le associazioni di volontariato che provvedono a recuperare i pasti per distribuirli ai più poveri. In un mondo in cui si parla di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione destinata a crescere sempre di più uno dei paradossi più preoccupanti è costituito dallo spreco del cibo prodotto a livello locale e globale. Secondo un recente studio condotto dalla FAO, tra l’agosto del 2010 ed il gennaio del 2011, intitolato Global Food Losses and Food Waste, ogni anno, nel mondo, vengono sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo di cui l’80% ancora consumabile. Di questo miliardo, 222 milioni sono le tonnellate di cibo che vengono sprecate nei Paesi industrializzati: una cifra che, da sola, sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Subsahariana. Uno spreco inaccettabile soprattutto se si considera che nel mondo milioni di persone soffrono la fame e che tutto il cibo sprecato basterebbe a sfamare circa 2 miliardi di persone al mondo. A distanza di tre anni dall’entrata in vigore della Legge n°166/160 comunemente conosciuta come legge Gadda i risultati sono molto soddisfacenti. La legge sopra menzionata è stata varata proprio per evitare gli sprechi alimentari e permette alle organizzazioni ONLUS come la Caritas e Banco Alimentare di recuperare il cibo non somministrato e poterlo offrire ai più bisognosi per i quali un pasto completo rappresentato da un primo, secondo, contorno e frutta diviene un vero e proprio miraggio. Il recupero e la donazione delle eccedenze per solidarietà sociale non sono una novità per il nostro Paese, molte associazioni sono impegnate su questo fronte da decenni. La legge ha consentito, però, di definire un quadro di regole omogeneo, di mettere a sistema le esperienze migliori, e sperimentare frontiere fino ad ora inesplorate, dal punto di vista della tipologia di prodotti recuperati quali: cibi a lunga conservazione, freschi, freschissimi oltre che le pietanze cotte. Purtroppo secondo le ultime stime diffuse dell’ISTAT la povertà assoluta cresce in termini sia di famiglie sia di individui ma per fortuna crescono anche le iniziative di solidarietà. Anche nella nostra Città i pasti non somministrati sono destinati ai più poveri come nel caso del Convitto Nazionale Tommaso Campanella che grazie ad un accordo con la Caritas Diocesana diretta di Don Nino Pangallo permette di poter consumare pasti nutrienti e completi a molte persone bisognose. Per fortuna il servizio di mensa scolastica inizierà anche per le scuole comunali e questo potrà permettere il recupero di ulteriore cibo non somministrato. E’ bene sapere che i servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche le quali dovrebbero provvedere a informare e formare insegnanti, studenti e componenti della commissione mensa sull’importanza di consumare il pasto in scuola, non solo sotto un profilo prettamente nutrizionale ma anche di conoscenza del cibo, della sua storia, della stagionalità e della suo aspetto legato principalmente all’accoglienza e alla condivisione.

Antonio Paolillo

Tecnologo Alimentare

 

 


Condividi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *