La Super mela pronta a invadere i mercati di tutto il mondo

Prevista sugli scaffali d’Europa a novembre 2020

Nel nostro immaginario collettivo quando pensiamo ad una mela ci viene in mente la mela rossa e succosa di Biancaneve (ma avvelenata) oppure, per le generazioni degli anni ottanta, il titolo di un film francese “il tempo delle mele”. Nell’era tecnologica in cui viviamo, quando pensiamo ad una mela, il nostro immaginario ci porta subito a pensare ai nuovi Smartphone o Tablet di prossima uscita dell’Azienda Statunitense Apple. E’ quello che mi è capitato leggendo il titolo di un articolo a firma della giornalista Manuela Gatti su un quotidiano nazionale. Ma questa volta, invece, si tratta proprio del frutto, quello vero, apprezzato da tutti i consumatori di ogni fascia di età e tanto raccomandato anche dai medici “una mela al giorno, toglie il medico di torno”: La super mela che conquisterà il mondo.

Ma andiamo al dunque, visto che in ballo ci sono soldi e aspettative dei consumatori.

Un investimento complessivo, tra produzione e commercializzazione, che supera di gran lunga i 600 milioni di dollari ha dato vita alla, così denominata Super mela “concepita” nel 1997 e solo oggi venuta alla luce. Si tratta di una nuova varietà WA38 o meglio Cosmic Crips, questo il nome del nuovissimo prodotto lanciato lo scorso autunno in USA e pronto a raggiungere i nostri scaffali a fine 2020. Ma cosa ha di Super questa nuova mela? Considerati costi di produzione e  marketing, il nuovo frutto, si distinguerà dalle altre varietà per il suo sapore ma soprattutto per la sua conservazione. La vita di questa mela, o schelf life volendo adottare un termine più tecnico, se conservata in frigorifero potrà prolungarsi, senza alcun decadimento organolettico, per circa un anno. Un punto a favore per la rossa in termini di sostenibilità visto che è richiesta dai consumatori 365 giorni l’anno quindi, la super mela potrà essere consumata in ogni stagione. Le nuove biotecnologie alimentari non smettono mai di stupire e di appassionare gli scienziati del settore, a tal proposito è necessario specificare che non si tratta di OGM, ma di sofisticati incroci genetici iniziati già intorno gli anni novanta: l’incrocio è tutto naturale tra i semi delle varietà già esistenti Honeycrips ed Enterprice (varietà americane) e a dopo numerose selezioni e incroci è nata un tipo di mela  dai piccoli pori che decorano la superficie dal colore rosso acceso e rimandano appunto a una costellazione, tanto da essere battezzata con il nome di Cosmic Crips. Questa nuovissima varietà di mela è presente sugli scaffali statunitensi già da dicembre e gli agricoltori americani hanno piantato 12 milioni di piante di melo su una superficie di 5 mila ettari di terreno, in Italia, per non farci sfuggire nulla e testare con mano i risultati dei ricercatori di oltre Oceano, Vi.p (mele Val Venosta) e Vog (Marlene) si sono già aggiudicati i diritti di produzione e vendita in Europa.

La mela è uno dei frutti più coltivati al mondo e a regolarne il prezzo è senza dubbio la quantità, gli economisti ci insegnano che più un prodotto è facilmente reperibile sul mercato, tanto più i prezzi concorrenziali scendono. Ma che succede per un prodotto che tra tanti si distingue per peculiari caratteristiche? Sicuramente il prezzo della super mela ai consumatori non sarà dei più accessibili, basti pensare che in America è venduta a 5 dollari per libra, cioè quasi 5 euro per poco meno di mezzo chilogrammo, più del triplo rispetto alle altre varietà di mele. Brevettare un prodotto, però, serve proprio a questo: ridurre la produzione in modo tale da consentirla solo a chi ne detiene i diritti per alzare, conseguentemente, i prezzi. A tal proposito mi ritorna in mente un libro di Massimo Montanari dal titolo “Il mito delle origini” all’interno del quale, a proposito di disciplinari e brevetti l’autore afferma che questi “fissano norme tecniche, procedure e metodi specifici per riconoscere a un determinato prodotto il diritto a fregiarsi di una denominazione territoriale, marcandolo come “tipico” di un luogo […] se da un lato consente di tutelare e proteggere un bene comune, sottoponendolo a un rigoroso controllo produttivo e commerciale, dall’altro di fatti lo espropria, consegnandolo  una gestione privata come è quella dei consorzi, sia pure pubblicamente riconosciuti.” Su questo i consumatori devono stare attenti perché non devono mai perdere di vista l’utilità del frutto rapportato alle proprie esigenze nutrizionali, mettendo da parte l’aspetto edonistico che li lega al prodotto stesso. Un altro aspetto da non sotto valutare è rappresentato dal fatto che, in una società basata sulla cultura dello scarto come definita da Papa Francesco (2013), possano aumentare gli sprechi alimentari. Oggi la grande distribuzione organizzata vende al dettaglio solo frutta con determinate caratteristiche quali stesso colore, pezzatura, peso, a scapito di prodotti non standardizzati ma che comunque sono idonei al consumo.

Il problema, dunque, non si pone rispetto all’innovazione e alla tecnologia che devono pur sempre progredire ed essere dinamiche con i tempi, ma a queste va sempre associata un’ accurata formazione ed informazione per i consumatori che il più delle volte sono soggetti a manipolazioni pubblicitarie e di marketing.


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