“L’Italia dalle cento città e dai mille campanili è anche l’Italia dalle cento cucine e dalle mille ricette” così descrive il nostro Paese Massimo Montanari nel suo libro la cucina italiana ma, oggi alle mille pietanze, avrebbe aggiunto un nuovo ingrediente per ulteriori ricette, non proprio tricolori, a base di farina di insetti visto il via libera da parte dell’Unione Europea alla commercializzazione di prodotti che contengono non solo farina di grillo (Acheta domesticus), ma anche larve del verme della farina minore (Alphitobius diaperinus) vendute surgelate, in pasta o essiccate. Ma perché l’unione Europea ha dato l’autorizzazione alla commercializzazione della farina di grillo? La Commissione europea ha autorizzato la commercializzazione della farina di grillo per il consumo umano come ingrediente o come alimento inseguito alla richiesta fatta da un distributore olandese di importare nel mercato europeo dell’UE e negli Stati Membri questa materia prima. Infatti il regolamento europeo sui novel food prevede che per tutti quegli alimenti, per i quali non c’è una prova di uso tradizionale nella dieta di un paese europeo, prima del 15 maggio 1997, chi voglia produrre o importare tale alimento deve essere autorizzato ad hoc.
L’autorizzazione avviata dal gennaio 2023 ha destato non poche preoccupazioni tra produttori e consumatori. L’idea di potersi ritrovare nel piatto un ingrediente a base di insetti non ha sicuramente aumentato l’appetito degli italiani, anzi, secondo i dati di coldiretti il 54% degli italiani dichiara di non gradire affatto un alimento che non si è mai consumato sulle nostre tavole e anche alcuni panificatori si sono da subito dimostrati contrari tanto che qualcuno ha affisso sulla propria vetrina del negozio cartelli con su scritto “noi non abbiano grilli per la testa, no alla farina di grillo!” ma allo stesso qualcuno già produce alimenti utilizzando questo nuovo ingrediente accogliendo appieno questa novità. È sotto gli occhi di tutti che l’autorizzazione alla produzione e vendita di questo alimento ha diviso l’opinione pubblica.
La farina di insetto in generale e in particolare la farina di grillo è un alimento composto per quasi la totalità del peso di proteine, quindi si tratta di una fonte altamente proteica che se volessimo collocarla in un posto nella piramide alimentare andrebbe a sostituire il consumo di carne, pesce, uova. Oltre alle proteine, la farina di grillo, è ricca di micronutrienti quali calcio e ferro.
E’ certo che alle nostre latitudini per fortuna sono state superate da molto tempo le carenze nutrizionali e che quindi non vi è la necessità di sopperire a deficit proteici ma potrebbe essere utile il consumo di queste farine in alcune parti del globo dove si soffre ancora di malnutrizione. L’aspetto principale e che più interessa l’impiego della farina di grillo è da ricercare nelle problematiche inerenti la tutela dell’ambiente. Infatti la sua produzione non richiede esorbitanti quantità di acqua e allo stesso tempo non si emette in atmosfera anidride carbonica e metano tipici, invece, degli allevamenti zootecnici ai fini della produzione di carne. Aldilà degli aspetti relegati alla cultura alimentare e ad una sorta di civiltà del cibo radicati in una popolazione, quale quella europea, i vantaggi che ne derivano dalla produzione della farina di grillo non sono da trascurare: se si pensa, infatti, che in Italia, la zootecnia consuma 317,5 milioni di metri cubi di acqua solo per dare da bere agli animali e lavare le strutture e attrezzature necessarie alla produzione e che a questa cifra si sommano le percentuali elevate delle emissioni globali di gas serra pari al 18% al 51% i benefici per l’ambiente sono considerevoli. E proprio, Bruxelles vede gli insetti, e le proteine alternative in generale, come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie. L’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Lo studio delle proteine derivate da insetti é considerato una delle aree più importanti del programma Orizzonte Europa che sostiene finanziariamente la ricerca nei Paesi Ue.
Non c’è da stupirsi se sugli scaffali di alcuni supermercati o sul menu di qualche ristoratore troveremo il novel food in questione ma non c’è da temere per tre semplici motivi. Il primo è che nessun produttore è obbligato ad utilizzare per la preparazione dei propri prodotti farina di grillo; il secondo è che chi volesse impiegarli nel proprio ciclo di lavorazione (prodotti da forno in generale, visto il principale impiego) deve obbligatoriamente indicare in etichetta l’ingrediente farina di grillo oltre tutto anche in corsetto ed evidenziato visto che la farina di insetti potrebbe essere un pericolo allergene per chi soffre di allergie ai crostacei. Naturalmente è sempre il consumatore a scegliere i prodotti a scaffale durante i suoi acquisti ed il consiglio che mi sento di dare è di leggere, in ogni caso, sempre le indicazioni sugli ingredienti riportate in etichetta. Il terzo motivo, rivolto agli organi di governo, è quello di poter meglio razionare e gestire le acque in zootecnia, favorendo u tipi di allevamento meno intensivi favorendo il pascolo.
Non temiamo, dunque, l’ingresso in Europa e negli Stati Membri di questo ingrediente perché basta essere consumatori attenti e consapevoli per poter meglio indirizzare le nostre scelte, lasciando i grilli, almeno in Europa, liberi di poter saltare tra un campo di fiori e l’altro.