L’ultimo rapporto (SOFI): 122 milioni di persone affamate in più a causa di clima e guerre

Attualmente, soffrono la fame circa 735 milioni di persone, nel 2019 erano 613 milioni

Secondo l’ultimo il nuovo rapporto “State of Food Security and Nutrition in the World” (SOFI) pubblicato congiuntamente da Fao, International Fund for Agricultural Development (IFAD), Unicef, Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e World Food Programme (WFP), «Oltre 122 milioni di persone in più soffrono la fame nel mondo dal 2019 a causa della pandemia e dei ripetuti shock meteorologici e conflitti, compresa la guerra in Ucraina. Se i trend rimangono come sono, l’Obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine alla fame entro il 2030 non sarà raggiunto».

Dopo la pubblicazione del SOFI 2023, l’ONG Azione contro la Fame ha chiesto al governo italiano di «Agire in ogni sede rilevante, a livello nazionale e internazionale, per la trasformazione dei sistemi alimentari e l’assunzione di impegni ambiziosi nel contrasto alle cause strutturali della fame: guerre, crisi climatica, disuguaglianze».

Il direttore generale di Azione contro la Fame, Simone Garroni, ha evidenziato che «Numeri ancora così alti sono inaccettabili: ogni persona ha il diritto a una vita libera dalla fame. Con 40 anni di esperienza nel prevedere, prevenire e curare fame e malnutrizione, sappiamo che questo è un obiettivo realizzabile e il trend decrescente fino al 2015 lo ha dimostrato. La crisi alimentare globale oggi è una questione di volontà politica. Per questo è necessario che i governi, a cominciare da quello Italiano, lavorino in ogni sede rilevante per affrontare le tre cause principali della fame: conflitti, disuguaglianze e crisi climatica. E’ necessario agire subito con nuovi e ambiziosi impegni per porre fine all’uso della fame come arma di guerra, garantire l’accesso ai servizi pubblici per tutti e trasformare radicalmente i sistemi alimentari, anche con l’agro-ecologia, rendendoli sostenibili, resilienti e più equi».

SOFI 2023 rivela che «Nel 2023, tra 691 e 783 milioni di persone hanno sofferto la fame, con un range medio di 735 milioni. Questo rappresenta un aumento di 122 milioni di persone rispetto al 2019, prima della pandemia di Covid-19».

Tra il 2021 e il 2022Il questa tragica corsa alla fame sembra essersi fermata, ma nel mondo ci sono Paesi che stanno affrontando risi alimentari sempre forti. Progressi nella riduzione della fame ci sono stati in Asia e in America Latina, ma nel 2022 la fame era ancora in aumento nell’Asia occidentale, nei Caraibi e in tutte le sub-regioni dell’Africa che resta il continente più colpito, con una persona su cinque che soffre la fame nel continente, più del doppio della media globale.

Durante la presentazione del rapporto, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha detto che «Ci sono raggi di speranza, alcune regioni sono sulla buona strada per raggiungere alcuni obiettivi nutrizionali per il 2030. Ma nel complesso, abbiamo bisogno di uno sforzo globale intenso e immediato per salvare gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dobbiamo costruire la resilienza contro le crisi e gli shock che potano all’insicurezza alimentare, dalla guerra o al clima»,

Nella prefazione del SOFI 2023 i capi delle 5 agenzie Onu scrivono che «Senza dubbio, il raggiungimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile della Fame Zero entro il 2030 rappresenta una sfida scoraggiante. In effetti, si prevede che quasi 600 milioni di persone soffriranno ancora la fame nel 2030. I principali fattori dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sono la nostra “nuova normalità” e non abbiamo altra scelta che raddoppiare i nostri sforzi per trasformare i sistemi agroalimentari e sfruttarli verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2 (SDG 2)».

Quello del 2022, per la situazione della sicurezza alimentare e della nutrizione è ancora un quadro cupo. Il rapporto rileva che «Circa il 29,6% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non aveva un accesso costante al cibo, come misurato dalla prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave. Tra questi, circa 900 milioni di persone hanno affrontato una grave insicurezza alimentare». Intanto, «La capacità delle persone di accedere a diete sane è peggiorata in tutto il mondo: più di 3,1 miliardi di persone nel mondo – ovvero il 42% – nel 2021non potevano permettersi una dieta sana. questo rappresenta un aumento complessivo di 134 milioni di persone rispetto al 2019».

Secondo il direttore Generale della Fao, QU Dongyu, «La ripresa dalla pandemia globale è stata irregolare e la guerra in Ucraina ha influito sul cibo nutriente e sulle diete sane. Questa è la “nuova normalità” nella quale il cambiamento climatico, i conflitti e l’instabilità economica stanno spingendo ancora più lontano dalla sicurezza coloro che si trovano ai margini. Non possiamo adottare un approccio business-as-usual».

E la malnutrizione continua a far soffrire milioni di bambini sotto i 5 anni: « Nel 2022, 148 milioni di bambini sotto i 5 anni (22,3%) erano rachitici, 45 milioni (6,8%) erano denutriti e 37 milioni (5,6%) erano in sovrappeso – denuncia il SOFI – Sono stati osservati progressi nell’allattamento al seno esclusivo con il 48% dei bambini sotto i 6 mesi di età che beneficiano di questa pratica, vicino all’obiettivo del 2025. Tuttavia, saranno necessari

Il rapporto esamina anche l’aumento dell’urbanizzazione come un “megatrend” che influisce su come e cosa mangiano le persone e sottolinea che «Con quasi 7 persone su 10 che si prevede vivranno in città entro il 2050, i governi e altri organismi che lavorano per affrontare la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione devono cercare di comprendere queste tendenze all’urbanizzazione e tenerne conto nelle loro politiche. In particolare, il semplice concetto di gap rurale e urbano non è più sufficiente per comprendere i modi in cui l’urbanizzazione sta modellando i sistemi agroalimentari. E’ necessaria una prospettiva più complessa del continuum rurale-urbano, che tenga in considerazione sia il grado di connettività che hanno le persone, sia i tipi di connessioni che esistono tra le aree urbane e rurali».

Il nuovo rapporto documenta per la prima volta sistematicamente questa evoluzione in 11 Paesi. Il rapporto dimostra che «Gli acquisti di cibo sono significativi non solo tra le famiglie urbane ma anche in tutto il continuum rurale-urbano, comprese quelle famiglie che risiedono lontano dai centri urbani». E nelle aree periurbane e rurali di alcuni Paesi è in aumento anche come il consumo di alimenti altamente trasformati. Ma le disuguaglianze territoriali rimangono: «L’insicurezza alimentare colpisce di più le persone che vivono nelle zone rurali. L’insicurezza alimentare moderata o grave ha colpito il 33% degli adulti che vivono nelle aree rurali e il 26% nelle aree urbane». Anche la malnutrizione infantile mostra specificità urbane e rurali: «La prevalenza dell’arresto della crescita infantile è più alta nelle aree rurali (35,8%) che nelle aree urbane (22,4%). Il deperimento è più alto nelle aree rurali (10,5%) che nelle aree urbane (7,7%), mentre il sovrappeso è leggermente più diffuso nelle aree urbane (5,4%) rispetto alle aree rurali (3,5%)».

La direttrice esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell, ha sottolineato che «La malnutrizione è una grave minaccia per la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo dei bambini. La portata della crisi nutrizionale richiede una risposta più incisiva incentrata sui bambini, anche dando priorità all’accesso a diete nutrienti e convenienti e a servizi nutrizionali essenziali, proteggendo i bambini e gli adolescenti dagli alimenti poveri di nutrienti e ultra-trasformati e rafforzando le catene di approvvigionamento alimentare e nutrizionale, anche per alimenti fortificati e terapeutici per bambini».

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aggiunge: «Il deperimento infantile rimane inaccettabilmente alto e non ci sono stati progressi nella riduzione del sovrappeso infantile. Abbiamo bisogno di politiche pubbliche mirate, investimenti e azioni per creare ambienti alimentari più sani per tutti».

Il rapporto raccomanda che «Per promuovere efficacemente la sicurezza alimentare e la nutrizione, gli interventi politici, le azioni e gli investimenti devono essere guidati da una comprensione globale della complessa e mutevole relazione tra il continuum rurale-urbano e i sistemi agroalimentari».

Ma il Presidente dell’IFAD, Alvaro Lario, è convinto che «Un mondo senza fame è possibile. Quello che ci manca sono gli investimenti e la volontà politica di implementare soluzioni su larga scala. Possiamo eradicare la fame se ne facciamo una priorità globale. Gli investimenti nei piccoli agricoltori e nel loro adattamento ai cambiamenti climatici, l’accesso agli input e alle tecnologie e l’accesso ai finanziamenti per creare piccole imprese agricole possono fare la differenza. I piccoli produttori fanno parte della soluzione. Se adeguatamente supportati, possono produrre più cibo, diversificare la produzione e rifornire sia i mercati urbani che quelli rurali, alimentando le aree rurali e le città con cibo nutriente e coltivato localmente».

La direttrice esecutiva del WFP, Cindy McCain, conclude: «La fame sta aumentando mentre le risorse di cui abbiamo urgente bisogno per proteggere i più vulnerabili si stanno esaurendo pericolosamente. Come operatori umanitari, stiamo affrontando la più grande sfida che abbiamo mai visto. Abbiamo bisogno che la comunità globale agisca in modo rapido, intelligente e compassionevole per invertire la rotta e invertire la tendenza alla fame. Al WFP, ci impegniamo a lavorare con tutti i nostri partner, vecchi e nuovi, per creare un mondo in cui nessuno si chieda quando arriverà il loro prossimo pasto».

https://greenreport.it/news/consumi/in-4-anni-122-milioni-di-persone-affamate-in-piu-a-causa-di-clima-e-guerre/


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